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Editoriale

Emenalo fai attenzione, con ADL non si scherza

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A cura di Adolfo Mollichelli
Ferragosto bollente sulla direttrice Europa-Resto del Mondo-Arabia Saudita-Africa. Il punto di crisi è stato Napoli, dove ha sede la Nato e quindi apriti cielo per fare spazio ai droni. Aurelio Primo, detto ADL, che sembra la sigla – dovrebbe dirsi acrostico, ma è sbrecciante – di una società di spedizione di pacchi, in tutti i sensi, ha chiesto l’intervento dell’Onu in difesa di un diritto inoppugnabile: la sacralità del proprio territorio d’azione che è il calcio, dopo aver dato al mondo della celluloide panettoni filmati chiamati cinepanettoni che non facevano ridere neanche a passarsi una piuma sotto l’ascella. Aurelio Primo, che a Napoli ha trovato l’America, ma è romano de Roma, aveva appena finito di sfilare nello stadiolo di Castel di Sangro, petto in fuori a rispondere agli osanna del popolo azzurro e beato per il terzo scudetto, quando il suo pretoriano di fiducia – non si sa chi sia, ma assicurano che esiste – s’è avvicinato pugno sul petto dalla parte del cuore ed ha chiesto udienza. Aurelio Primo, dopo aver tacitato la folla mostrando l’indice della mano destra per non copiare Nerone che usava il pollice, e su era tutto a posto e giù erano guai, s’è appartato con il pretoriano di fiducia che gli ha riferito che un nigeriano stava tramando per strappargli il gladiatore preferito, anch’egli nigeriano, che si chiama Osimhen o l’Uomo mascherato o ancora Zolla Gialla perché c’è chi si tatua e chi si dipinge i capelli. Ad Aurelio Primo s’è rizzata la barba che cura ogni mattina e, inviperito, ha chiesto: “Chi è costui?” con la speranza che il pretoriano di fiducia gli rispondesse: “Carneade!”. E tutto sarebbe stato ricondotto ad una riscrittura dell’opera prima di Manzoni Alessandro, che se l’avesse tagliata un po’ avrebbe reso un servigio all’umanità lettrice. E invece il pretoriano di fiducia ha fatto lo spelling di un nome strano: “E-me-na-lo!”, spiegando che ha nome Viktor, che una volta giocava per la nazionale delle super aquile – che fanno nidi più grossi di quelli dei cuculi – e che adesso è nientemeno il dirigente della Saudi Pro League che sta razziando campioni in tutti i continenti. Aurelio Primo, senza frapporre indugi, s’è imbarcato sull’aereo personale, è atterrato a Capodichino ed in taxi – senza pagare, preside’ è un onore! – ha raggiunto Castel dell’Ovo, dove da tempo ha fatto installare una linea a prova di cimici chiamata Telefono Azzurro ed ha telefonato al segretario dell’Onu, a Biden, a Ursula von Derleyen, chiedendo di intervenire. Incassati tre “no” fermi con la scusante di avere cose più importanti da fare perché a Mosca c’è un tipo duro di comprendonio, Aurelio Primo ha dato ordine al pretoriano di fiducia di risolvere la questione a quattr’occhi con il nigeriano impertinente. E che cosa mi consiglia di fare? E allora Aurelio Primo, dopo avergli ricordato che nomina sunt consequentia rerum, ha ordinato “Daje, e menalo, no?”.
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