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Interviste

Esclusiva CS – Bruno Pizzul: “L’Arabia Saudita sta uccidendo il romanticismo del calcio”. E sulla Serie A…

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Pizzul

A cura di Massimiliano Vitelli

Bruno Pizzul è il decano dei telecronisti italiani. Uomo di grande cultura, ha raccontato centinaia di partite, regalando emozioni sempre con pacatezza ed equilibrio. Dal 1986 al 2002 è stato “prima voce” degli incontri della Nazionale italiana di calcio per la Rai. Oggi, a 85 anni, Pizzul è ancora innamorato del calcio.

Signor Pizzul, cosa pensa del boom del calcio in Arabia Saudita?

“Devo essere sincero, non mi appassiona. Capisco che i tempi cambiano e con essi anche gli equilibri del mondo, ma a mio modo di vedere ciò che sta accadendo nel football saudita è poco romantico e molto figlio del denaro”.

Con i nomi dei calciatori arabi non si scherza…

“Per fortuna non sono più in attività, altrimenti sarebbe stato complicato! Ma non sono solo i nomi dei calciatori arabi a mettere in crisi i miei colleghi. Oggi tanti giocatori scelgono di avere sulla maglia il nome di battesimo, altri un soprannome. E questo di certo complica le cose. Ai miei tempi si usavano solo i cognomi”.

Anche se lei, con “Dino e Roberto” fece un piccolo capolavoro.

“Ha ragione. Nell’Italia giocavano i due Baggio (che non erano nè fratelli né parenti, ndr) e per evitare di ripetere sempre lo stesso cognome, soprattutto quando si passavano il pallone tra loro, decisi di usare i nomi. Fu una buona idea, rese quell’Italia più vicina alla gente”.

 A proposito di Italia, come vede la Serie A?

“Un buon campionato, nel quale mi sembra di capire che ci siano due squadre avanti a tutte: l’Inter e il Milan. Mi piacciono molto i nerazzurri, secondo me sono i favoriti per vincere il titolo”.

E il Napoli?

“Non è partito bene e faticherà. Ripetersi è sempre difficilissimo e senza la guida tecnica di Luciano Spalletti per i partenopei sarà dura. Rudi Garcia, infatti, non appare in grado di ripercorrere la strada del suo predecessore. Luciano ha lasciato un vuoto, credo per ora incolmabile”.

Cosa pensa invece delle romane?

“Tra la Roma e la Lazio ci sono tante differenze, anche nel Dna. La Roma vive dell’entusiasmo popolare, la vera forza della squadra è il tifo. I sostenitori giallorossi sono incredibili, è il loro amore spesso a trascinare i calciatori e a fargli raggiungere risultati che da altre parti non farebbero. In più, la Roma ha José Mourinho, un tecnico bravissimo che sa tirare fuori il meglio dai sui calciatori. La Lazio, invece, ha un pubblico diverso e l’essere partita male non aiuta. La cessione di Milinkovic-Savic, poi, è stata pesante. Mi sembra che la squadra stia pagando molto la sua assenza”.

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