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Editoriale

La missione di Mancio, tra passione, strutture e l’incognita stranieri

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A cura di Stefano Boldrini

Lo avevamo scritto a caldo, il 13 agosto: l’approdo di Roberto Mancini alla guida della nazionale saudita aveva una logica. In queste ore, esattamente due settimane dopo, abbiamo la conferma: domani Mancio sarà presentato ai media internazionali e il manager italiano abbraccerà una nuova avventura che potrebbe durare, se i termini del contratto saranno rispettati, fino al 2027. In questi tre anni e mezzo, la Coppa d’Asia 2024 in Qatar e il mondiale Usa-Canada-Messico 2026. Mancio, se non avverrà un cataclisma, si prenderà al sole del deserto la rivincita per la mancata qualificazione a Qatar 2022 con l’Italia: così va la vita e quella di un tecnico di spessore internazionale è spesso ricca di sorprese, non solo nel portafoglio.

Roberto, contattato alcune settimane fa da un alto dirigente del PIF, il fondo sovrano saudita, guadagnerà 70 milioni. Diventerà il tecnico più pagato del paese arabo, superando il salario di Gerrard, fino a oggi con i suoi 18 mln il più pregiato della Saudi Pro League. In definizione lo staff che accompagnerà Mancio, una carovana nel deserto: domani sapremo. L’avventura del coach marchigiano partirà a Newcastle, dove il PIF ha fatto la spesa due anni fa, assicurandosi il club del Nord-Est inglese, nuova casa di Sandro Tonali. La missione che attende Roberto, al netto di uno stipendio da nababbo, è sicuramente più complicata rispetto a diversi colleghi della Saudi Pro League, dove sono stati investiti 1,7 miliardi in ingaggi per lanciare il campionato. L’Arabia Saudita occupa la posizione numero 54 nel ranking mondiale Fifa. Il valore di mercato della nazionale è di 23,8 milioni di euro: una miseria, se pensiamo alle cifre stellari dei club più importanti. Gli elementi di maggior talento sono il centrocampista Salem Al Dawsari (Al-Hilal), il difensore Al-Amri (Nassr), l’esterno destro Abdulhamid (Al-Hilal) e l’esterno sinistro Ghareeb (Al-Nassr), ma per Mancio si riproporrà a 50 gradi la questione del centravanti. Non solo: anche tra i pali serve un salto di qualità.

Roberto non dovrebbe avere problemi a qualificarsi al mondiale, dove dovrebbe ritrovare un altro signore illustre della nostra scuola come Carlo Ancelotti, prossimo ct del Brasile. La Coppa d’Asia nel gennaio 2024 sarà un esame e anche un terno al lotto: si misureranno gli effetti della valanga di stranieri – 80 – che si è abbattuta sul campionato e limiterà, per ovvie ragioni, gli spazi ai giocatori sauditi. L’eccellenza delle strutture è un punto a favore: a Riyad non si bada a spese per i centri sportivi nazionali. La passione popolare è fuori discussione: l’Arabia è un paese follemente innamorato del calcio, al punto che sui campi polverosi, sparsi in lungo e largo nel paese, si gioca anche quando il sole picchia duro. Il clima, le limitazioni imposte dal Ramadan, le possibili interferenze della casa reale e i soliti imprevisti saranno i nemici di Mancio. L’antidoto, nei momenti più complicati, sarà uno sguardo al conto in banca. Il migliore degli antidepressivi.

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